LA SINOSSI
Che cosa significa
lavorare in un Ospedale psichiatrico giudiziario, quello che un tempo era
chiamato manicomio criminale?
Come si può affrontare il
quotidiano e delicato confronto con ottanta donne, colpevoli di crimini atroci,
percorse da profondi disagi psichici che le hanno trasfigurate fino a
spingerle oltre l’immaginabile e a scagliarsi contro i loro stessi figli o
contro i loro affetti?
Anita
Ledinski, operatrice sociosanitaria (oss), da quasi otto anni trascorre
le sue giornate fra le pazienti dell’Opg di Castiglione delle Stiviere, nel
Mantovano. Con l’aiuto e la penna della giornalista Francesca Gardenato, prova a spiegarci cosa significhi assistere
persone malate di mente.
È
un racconto avvincente, che
racchiude altre storie: la
narrazione presenta varie situazioni di reparto, tutte vissute in prima
persona, le sensazioni e le difficoltà personali, ma anche le esperienze e gli
stati d’animo di pazienti e colleghi operatori. Anita svela tormenti, dubbi, emozioni
e vicissitudini che quotidianamente deve affrontare in questo luogo di malattia
e di cura. Descrive anche il rapporto di fiducia simbiotico che si crea fra chi
deve condividere la maggior parte della propria esistenza tra le mura dell’Opg
e chi può alleviare la sofferenza.
Quello
che ne esce è un quadro di assoluta
umanità, insieme profondo e lieve, un microcosmo in cui i muri dei
pregiudizi vengono abbattuti e la comprensione reciproca diventa l’unico
linguaggio possibile.
Con
“Passi bianchi e silenziosi” Anita e Francesca offrono quindi una testimonianza che restituisce dignità e
un tratto umano a tante persone; un raggio di luce che penetra nelle tenebre di
un ambiente per molti versi oscuro, un mondo parallelo che non conosciamo e che
istintivamente teniamo a distanza.
Si segnalano le prefazioni degli psichiatri Giovanni
Rossi e George Palermo, autore della perizia d'ufficio al “morso di
Milwaukee”, e la postfazione dello
psichiatra Antonino Calogero, già direttore sanitario dell'Opg di
Castiglione delle Stiviere.
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